Grazie alla collaborazione dei compagni della Federazione Anarchica Empolese, ho avuto modo, sabato 9 aprile, di assistere ad una conferenza di Maurizio Maggiani. Più che una conferenza, Maggiani ha raccontato delle storie; la più interessante per me è stata quella in cui rievocava, in una catena di fatti quotidiani, il Primo Maggio a La Spezia negli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso, un giorno di festa, un giorno rituale, composto anche da tanti piccoli riti personali e familiari.
Il rito del Primo Maggio serviva a confermare nei lavoratori il proprio ruolo, il ruolo delle loro organizzazioni sindacali e politiche nell’Italia repubblicana, il ruolo di custodi, di responsabili di una società indubbiamente più pacifica e solidale di quella attuale. Nell’immaginario costruito dallo scrittore, i lavoratori e il loro movimento erano un elemento centrale del popolo, le loro lotte una componente indispensabile della nazione.
Il racconto di questo rito si è svolto all’interno di un’iniziativa, organizzata dall’Anpi di Empoli e di una costituenda associazione in vista del referendum sulla riforma costituzionale, previsto per ottobre.
Mentre autorevoli studiosi si interrogano sulla crisi dello Stato-nazione, gli avversari della riforma della costituzione si affidano al mito della nazione italiana da costruire per trovare argomenti con cui emozionare le masse popolari, ormai consapevoli dell’inutilità del sistema democratico come strumento per migliorare le loro condizioni.
Ma la narrazione di Maggiani ci dice comunque qualcosa della natura del mito democratico. Innanzi tutto il richiamo al Primo Maggio e al ruolo del movimento dei lavoratori ci dice che, ancora oggi che si parla di fine del lavoro e di scomparsa della classe operaia, chi vuole suscitare un movimento di massa deve trovare argomenti che interessino i lavoratori; in secondo luogo ci dice che anche per i democratici più radicali, come si considerano gli oppositori della riforma costituzionale e i promotori del referendum, il Primo Maggio è il giorno in cui il movimento operaio, e in particolare le sue organizzazioni integrate nello Stato, sono sovrani, un po’ come la sovranità popolare in tempo di elezioni, una specie di Carnevale operaio, salvo poi ritornare alla Repubblica fondata sul lavoro, così come il profitto, che ha nel lavoro non pagato la propria origine.
Ma il Primo Maggio, e la memoria proletaria del Primo Maggio, sono irriducibili alla conciliazione democratica: i Martiri di Chicago, August Spies, Albert Parsons, Adolph Fischer, George Engel, Louis Lingg, non vengono assassinati da un regime oscurantista e reazionario, ma nella terra della libertà, dal faro della democrazia; il loro reato era quello di essere degli agitatori, degli organizzatori operai, degli anarchici che si battevano per il rispetto della legge per le otto ore di lavoro, approvata pochi anni prima dallo stato dell’Illinois. Al posto della dittatura dell’aristocrazia, la democrazia è la dittatura della borghesia: fino a quando l’accumulazione capitalistica lascia dei margini, alle organizzazioni sindacali è permesso contrattare questo o quel miglioramento; quando, come oggi, la caduta del saggio di profitto riduce quei margini, la dittatura della borghesia getta la maschera e il potere politico interviene per ridurre violentemente il prezzo della forza lavoro e continuare l’accumulazione dei capitali.
Ogni riforma o rivoluzione istituzionale, ma anche una restaurazione, come quella voluta dai promotori del referendum, sia essa autoritaria o democratica, o addirittura di base, si rivela impotente a migliorare le condizioni della stragrande maggioranza dell’umanità. La miseria in cui questa immensa moltitudine vive, l’insicurezza del lavoro, l’insufficienza del reddito, della salute, dell’istruzione, la mancanza di una vecchiaia serena sono il prodotto del regime della proprietà privata, della logica del profitto individuale, degli artifici, delle menzogne, delle violenze messe in campo da tutti i governi per mantenere in stato di soggezione il movimento dei lavoratori.
Il romanzo della nazione, che non a caso Maurizio Maggiani ha presentato sul ponte di volo della nave da guerra “Scirocco”, in occasione della Festa della Marina a La Spezia, è il romanzo rosa della conciliazione interclassista. Al romanzo noi preferiamo la realtà del Primo Maggio, dell’unione internazionale degli sfruttati, per la rivoluzione sociale, per l’anarchia.
Tiziano Antonelli